Ragusa - Un colloquio gentile attorno ad un tavolo in stile Boulle del sec. XIX, intarsiato in rame, in tartaruga, in peltro con disegni che richiamano alla memoria arabeschi lontani, come tutti i mirabili oggetti d’alto antiquariato che avvolgono le figure.
Il maestro Salvatore Appiano vive immerso nell’arte, in un luogo favoloso, evanescente ricordo di tempi andati, di cose ormai perdute, oggetti dimenticati in angoli oscuri di musei europei.
Qui un orologio con campana di vetro, lì un arazzo fiammingo del primo Novecento, due lumi gialli a petrolio, una specchiera e cinque stampe dell’Ottocento con cornice raffinata. E tanti tanti libri raccolti alla fioca luce di un lampadario a lume, libri di arte, di pittura, di scultura, di musica perché lui è l’organista per eccellenza, l’eclettico maestro di pianoforte (presenti uno verticale ed uno a coda) e composizione che, conseguito il titolo presso il prestigioso conservatorio “V. Bellini” di Palermo, con i grandi maestri Mannino, Drago e Sollina, ha partecipato a numerosissime manifestazioni musicali, alternando l’attività concertistica a quella didattica.
Attività cresciuta di pari passo col collezionismo, l’amore per gli oggetti d’antiquariato che da più di quarant’anni fregiano questo museo, sito nella parte più antica di Ragusa Ibla, testimonianza di un importante patrimonio storico artistico che occorrerebbe tutelare.
“L’idea – racconta l’organista – mi è stata tramandata dai nonni. La mia famiglia, – e qui il maestro fa sfoggio di un’antica pergamena effigiata con l’albero genealogico - originaria di Trento, discendente dai principi Appiano, è stata una famiglia di appassionati d’arte da parecchie generazioni, ma anche di artisti, musicisti, pittori, perfino pontefici, come Papa Urbano VI (1386). Sono nato con la passione per tutto ciò che riguarda l’arte che ho salvaguardato, ma il mio interesse crescente, grazie anche ai contatti con l’antiquario Guarino, ha restituito maggiore importanza agli oggetti ed ha permesso di aprire la casa al pubblico. Oggi vengono a visitarla più di trecento persone al mese oltre numerose spose, che vogliono averne un ricordo, da bene cinque province”.
Sei le stanze visitabili con circa 180 pezzi risalenti al sec. XIX-XX, che, curiosamente, il visitatore osserva quasi con incredulità. Lasciato il salotto color verde, una rampa di scale, ornate con tele su cornici dorate, conduce ad un grande salotto di colore giallo e rosso. Scende dal soffitto un lampadario con 18 luci in bronzo dorato Luigi XIV con applique. Due angeli musicanti aprono la vista su un divano blu stile Luigi XIV con due poltrone annesse, due sedie ed un tavolinetto. Sei specchiere dorate in stile barocco riflettono due grandi orologi e un tavolo Boulle intarsiato con quattro sedie, consolle e mobiletti ad angolo ed una splendida credenza in stile Impero con argenti.
Alle pareti 27 quadri, tra tele e stampe, con cornici in stile Luigi XIV risalenti al Settecento ed Ottocento. La terza stanza è un piccolo salotto di colore bianco con una grande credenza, un tanger ed un orologio in Boulle, due mensole con specchi ed un divano con sopra un quadro e ai lati due candelabri in porcellana di Copenaghen. E allora che, con sguardo attonito, vorresti rimanere in contemplazione, per apprezzare ogni particolare che la tua fugace vista, smarrita, ha, rea, trascurato.
“Scendiamo”, senti, ed un’altra rampa di scale si apre, tra stanze e passaggi che si fatica a ricordare. Uno sguardo veloce alla stanza da letto, arredata con mobile olandese intarsiato, una specchiera ed un letto in ferro battuto dorato, per arrivare alla sala da pranzo. Un grande tavolo in noce con sei sedie viennesi di velluto verde sta al centro. Sopra bicchieri di cristallo e posate d’argento invitano un immaginario commensale. Alle pareti due credenze, un armadio in noce, quattro sedie stile Impero, due specchiere ovali.
Infine ecco la stanza con camino, arredata con divano, tavolo centrale in noce con piedi a zampa di leone, un mobile nero con intarsi in madreperla, un orologio dorato con candelabri stile Luigi XIV, una teca con S. Luigi in cera, colonne con busti di gesso ed un mobile dipinto con specchiera. E allora che il maestro Appiano confida, timido, di non recarsi di buon grado a far visita parenti ed amici, “in una casa normale non mi sento a mio agio, – dice - per questo dopo un po’ devo tornare qui, in mezzo all’arte”.
Foto Moltisanti, Ragusa
Ragusa - Un colloquio gentile attorno ad un tavolo in stile Boulle del sec. XIX, intarsiato in rame, in tartaruga, in peltro con disegni che richiamano alla memoria arabeschi lontani, come tutti i mirabili oggetti d’alto antiquariato che avvolgono le figure.
Il maestro Salvatore Appiano vive immerso nell’arte, in un luogo favoloso, evanescente ricordo di tempi andati, di cose ormai perdute, oggetti dimenticati in angoli oscuri di musei europei.
Qui un orologio con campana di vetro, lì un arazzo fiammingo del primo Novecento, due lumi gialli a petrolio, una specchiera e cinque stampe dell’Ottocento con cornice raffinata. E tanti tanti libri raccolti alla fioca luce di un lampadario a lume, libri di arte, di pittura, di scultura, di musica perché lui è l’organista per eccellenza, l’eclettico maestro di pianoforte (presenti uno verticale ed uno a coda) e composizione che, conseguito il titolo presso il prestigioso conservatorio “V. Bellini” di Palermo, con i grandi maestri Mannino, Drago e Sollina, ha partecipato a numerosissime manifestazioni musicali, alternando l’attività concertistica a quella didattica.
Attività cresciuta di pari passo col collezionismo, l’amore per gli oggetti d’antiquariato che da più di quarant’anni fregiano questo museo, sito nella parte più antica di Ragusa Ibla, testimonianza di un importante patrimonio storico artistico che occorrerebbe tutelare.
“L’idea – racconta l’organista – mi è stata tramandata dai nonni. La mia famiglia, – e qui il maestro fa sfoggio di un’antica pergamena effigiata con l’albero genealogico - originaria di Trento, discendente dai principi Appiano, è stata una famiglia di appassionati d’arte da parecchie generazioni, ma anche di artisti, musicisti, pittori, perfino pontefici, come Papa Urbano VI (1386). Sono nato con la passione per tutto ciò che riguarda l’arte che ho salvaguardato, ma il mio interesse crescente, grazie anche ai contatti con l’antiquario Guarino, ha restituito maggiore importanza agli oggetti ed ha permesso di aprire la casa al pubblico. Oggi vengono a visitarla più di trecento persone al mese oltre numerose spose, che vogliono averne un ricordo, da bene cinque province”.
Sei le stanze visitabili con circa 180 pezzi risalenti al sec. XIX-XX, che, curiosamente, il visitatore osserva quasi con incredulità. Lasciato il salotto color verde, una rampa di scale, ornate con tele su cornici dorate, conduce ad un grande salotto di colore giallo e rosso. Scende dal soffitto un lampadario con 18 luci in bronzo dorato Luigi XIV con applique. Due angeli musicanti aprono la vista su un divano blu stile Luigi XIV con due poltrone annesse, due sedie ed un tavolinetto. Sei specchiere dorate in stile barocco riflettono due grandi orologi e un tavolo Boulle intarsiato con quattro sedie, consolle e mobiletti ad angolo ed una splendida credenza in stile Impero con argenti.
Alle pareti 27 quadri, tra tele e stampe, con cornici in stile Luigi XIV risalenti al Settecento ed Ottocento. La terza stanza è un piccolo salotto di colore bianco con una grande credenza, un tanger ed un orologio in Boulle, due mensole con specchi ed un divano con sopra un quadro e ai lati due candelabri in porcellana di Copenaghen. E allora che, con sguardo attonito, vorresti rimanere in contemplazione, per apprezzare ogni particolare che la tua fugace vista, smarrita, ha, rea, trascurato.
“Scendiamo”, senti, ed un’altra rampa di scale si apre, tra stanze e passaggi che si fatica a ricordare. Uno sguardo veloce alla stanza da letto, arredata con mobile olandese intarsiato, una specchiera ed un letto in ferro battuto dorato, per arrivare alla sala da pranzo. Un grande tavolo in noce con sei sedie viennesi di velluto verde sta al centro. Sopra bicchieri di cristallo e posate d’argento invitano un immaginario commensale. Alle pareti due credenze, un armadio in noce, quattro sedie stile Impero, due specchiere ovali.
Infine ecco la stanza con camino, arredata con divano, tavolo centrale in noce con piedi a zampa di leone, un mobile nero con intarsi in madreperla, un orologio dorato con candelabri stile Luigi XIV, una teca con S. Luigi in cera, colonne con busti di gesso ed un mobile dipinto con specchiera. E allora che il maestro Appiano confida, timido, di non recarsi di buon grado a far visita parenti ed amici, “in una casa normale non mi sento a mio agio, – dice - per questo dopo un po’ devo tornare qui, in mezzo all’arte”.
Foto Moltisanti, Ragusa
Ragusa - Un colloquio gentile attorno ad un tavolo in stile Boulle del sec. XIX, intarsiato in rame, in tartaruga, in peltro con disegni che richiamano alla memoria arabeschi lontani, come tutti i mirabili oggetti d’alto antiquariato che avvolgono le figure.
Il maestro Salvatore Appiano vive immerso nell’arte, in un luogo favoloso, evanescente ricordo di tempi andati, di cose ormai perdute, oggetti dimenticati in angoli oscuri di musei europei.
Qui un orologio con campana di vetro, lì un arazzo fiammingo del primo Novecento, due lumi gialli a petrolio, una specchiera e cinque stampe dell’Ottocento con cornice raffinata. E tanti tanti libri raccolti alla fioca luce di un lampadario a lume, libri di arte, di pittura, di scultura, di musica perché lui è l’organista per eccellenza, l’eclettico maestro di pianoforte (presenti uno verticale ed uno a coda) e composizione che, conseguito il titolo presso il prestigioso conservatorio “V. Bellini” di Palermo, con i grandi maestri Mannino, Drago e Sollina, ha partecipato a numerosissime manifestazioni musicali, alternando l’attività concertistica a quella didattica.
Attività cresciuta di pari passo col collezionismo, l’amore per gli oggetti d’antiquariato che da più di quarant’anni fregiano questo museo, sito nella parte più antica di Ragusa Ibla, testimonianza di un importante patrimonio storico artistico che occorrerebbe tutelare.
“L’idea – racconta l’organista – mi è stata tramandata dai nonni. La mia famiglia, – e qui il maestro fa sfoggio di un’antica pergamena effigiata con l’albero genealogico - originaria di Trento, discendente dai principi Appiano, è stata una famiglia di appassionati d’arte da parecchie generazioni, ma anche di artisti, musicisti, pittori, perfino pontefici, come Papa Urbano VI (1386). Sono nato con la passione per tutto ciò che riguarda l’arte che ho salvaguardato, ma il mio interesse crescente, grazie anche ai contatti con l’antiquario Guarino, ha restituito maggiore importanza agli oggetti ed ha permesso di aprire la casa al pubblico. Oggi vengono a visitarla più di trecento persone al mese oltre numerose spose, che vogliono averne un ricordo, da bene cinque province”.
Sei le stanze visitabili con circa 180 pezzi risalenti al sec. XIX-XX, che, curiosamente, il visitatore osserva quasi con incredulità. Lasciato il salotto color verde, una rampa di scale, ornate con tele su cornici dorate, conduce ad un grande salotto di colore giallo e rosso. Scende dal soffitto un lampadario con 18 luci in bronzo dorato Luigi XIV con applique. Due angeli musicanti aprono la vista su un divano blu stile Luigi XIV con due poltrone annesse, due sedie ed un tavolinetto. Sei specchiere dorate in stile barocco riflettono due grandi orologi e un tavolo Boulle intarsiato con quattro sedie, consolle e mobiletti ad angolo ed una splendida credenza in stile Impero con argenti.
Alle pareti 27 quadri, tra tele e stampe, con cornici in stile Luigi XIV risalenti al Settecento ed Ottocento. La terza stanza è un piccolo salotto di colore bianco con una grande credenza, un tanger ed un orologio in Boulle, due mensole con specchi ed un divano con sopra un quadro e ai lati due candelabri in porcellana di Copenaghen. E allora che, con sguardo attonito, vorresti rimanere in contemplazione, per apprezzare ogni particolare che la tua fugace vista, smarrita, ha, rea, trascurato.
“Scendiamo”, senti, ed un’altra rampa di scale si apre, tra stanze e passaggi che si fatica a ricordare. Uno sguardo veloce alla stanza da letto, arredata con mobile olandese intarsiato, una specchiera ed un letto in ferro battuto dorato, per arrivare alla sala da pranzo. Un grande tavolo in noce con sei sedie viennesi di velluto verde sta al centro. Sopra bicchieri di cristallo e posate d’argento invitano un immaginario commensale. Alle pareti due credenze, un armadio in noce, quattro sedie stile Impero, due specchiere ovali.
Infine ecco la stanza con camino, arredata con divano, tavolo centrale in noce con piedi a zampa di leone, un mobile nero con intarsi in madreperla, un orologio dorato con candelabri stile Luigi XIV, una teca con S. Luigi in cera, colonne con busti di gesso ed un mobile dipinto con specchiera. E allora che il maestro Appiano confida, timido, di non recarsi di buon grado a far visita parenti ed amici, “in una casa normale non mi sento a mio agio, – dice - per questo dopo un po’ devo tornare qui, in mezzo all’arte”.