Le edicole votive negli iblei
Il territorio ibleo, quello sacro, oltre ad essere noto per le sue chiese barocche e per i Santuari Mariani deve essere conosciuto e ricordato anche per la presenza delle edicole votive (“fiuredde” o “tribuneddi”) che numerosissime testimoniano nel territorio della provincia di Ragusa la presenza del sacro nella comunità umana, della cultura e della fede che hanno segnato le generazioni passate.
Nostro intento ,oltre quello di promuoverle e farle conoscere, è quello di concorrere a salvaguardarle. Trattasi di un patrimonio artistico culturale che rischia di scomparire , che però oggi nell’ambito del processo che il Sud sta attuando per riaffermare la propria valenza in termini di valori e di riscoperta del territorio, con le sue risorse, con le sue vocazioni, con le sue realtà culturali e religiose, potrebbe rappresentare una testimonianza di memorie dalle quali partire.
L’origine delle edicole votive è sicuramente romana e si fa risalire ai primordi del Cristianesimo.
In Sicilia, nei primi secoli d.C., ci fu un grande fiorire di aziende agricole, di proprietà di nobili i quali edificarono piccoli tempietti, per lo più pilastri con nicchie corredate da immagini sacre a custodia dei campi. I materiali usati per la raffigurazione dell’icona erano o latta dipinta, o tela dipinta ad olio o pietra scolpita.
Esse affondano le proprie radici in un sistema di segni magico religiosi, in pratiche e funzioni culturali legate alla sfera delle religiosità popolari. Le icone venivano custodite nelle edicole o piccoli santuari, inserite nei muri interni o esterni di un fabbricato. Le edicole sacre si trovano anche ai crocicchi delle antiche vie rurali , lungo le vie principali e i percorsi delle processioni. Le edicole vanno distinte in urbane ed extraurbane.
Le edicole urbane si notano soprattutto nei vicoli, negli incroci o sulle facciate di abitazioni private, in molti casi sul prospetto o nella zona più vicina alla porta di ingresso. Erano per lo più legate ai riti festivi delle comunità come i riti della Settimana Santa o le feste Patronali e venivano edificate per ringraziare il Divino di una grazia ricevuta o per chiedere protezione o per garantirsi grazie future.
Tipologia più comune è quella di una nicchia inserita nella struttura abitativa, di forma quadrata o rettangolare, in pietra tenera ragusana o intagliata a tempietto.
Le edicole extraurbane sono spesso chiamate “mistieri” e sono inserite come punto di riferimento nella toponomastica locale, dando spesso il nome alla località o ai siti dove sorgono (“A Crucivia”, “a fiuredda ri S. Giuvanni”). Le forme tipiche erano microstrutture a parallelepipedo in conci calcarei, alte anche tre metri, con tetto spiovente o piatto , che accoglievano al loro interno una nicchia centrale dentro cui veniva collocata una statua o un dipinto sacro, comunque immagini a tuttotondo, bassorilievi o dipinti raffiguranti scene sacre, santi ma soprattutto la Madonna e la Sacra Famiglia.
Le edicole nascevano per volontà di privati cittadini che in tal modo chiedevano l’intercessione e la protezione dei Santi e diventavano spesso delle piccole opere d’arte dei maestri scalpellini.
Esse rappresentavano un modo per colloquiare tra il sacro ed il sopravvissuto. Erano la Bibbia dei poveri, il mezzo più comunicativo per far vivere e sopravvivere il senso del sacro.
Tutte le edicole iblee risalgono al ‘700. La più antica edicola votiva a Ragusa è sicuramente “La fuga in Egitto” situata nel corso Mazzini a Ibla e risalente alla fine del ‘500. Monumentale sempre a Ragusa è l’edicola che si trova in via XXIV maggio eretta dai ragusani nel 1838 in segno di ringraziamento per la fine del colera scoppiato in Sicilia nel 1837.. Circondata da un’inferriata con cancelletto, è racchiusa in alto da un baldacchino decorato e presenta all’interno l’immagine della Madonna tra i Santi in un tempietto barocco. Chiaramonte Gulfi è un altro centro ricchissimo di edicole . Da ricordare quella delle “Anime del Purgatorio” del 1998 dedicata alla Madonna di Gulfi. Anche Modica e Scicli così come altri comuni della provincia vantano la presenza di questi particolari monumenti che legano le generazioni presenti con quelle passate nella ricerca continua di contatto con il Divino.
“Le edicole votive sono i segni della fede che legano le generazioni passate alle presenti. Chi le eresse volle esorcizzare il male, addomesticare la natura, professare la propria sudditanza al Divino. Perché lo spazio attorno a lui- campagna o città- fosse meno nemico, e chi lo attraversasse, nel presente e nel futuro, percepisse le stesse rassicuranti presenze”. Questo quanto espresso da Giuseppe Cultrera nel suo libro di notevole valenza storico,artistica “Il segno ed il rito. Edicole, cappelle e luoghi sacri nel paesaggio umano di Chiaramonte Gulfi”.
Ecco perché le edicole votive, semplicemente sagomate o elaboratamene intagliate, logore e consunte dal trascorrere dei secoli, debbono restare vive, nella memoria dei devoti, nella cura del paesaggio che deve continuare a farne parte integrante.
Servizio curato da Ingegnicultura, laboratorio di progettazione e servizi per l’ingegnerie e i beni culturali di Modica
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Autore: Mario Incatasciato