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Le vie dell’olio 

Nell’estremo lembo di Sicilia sud orientale l’olivicoltura ha origini antichissime favorita dall’interazione di fattori climatici e podologici unici. Il “Monti iblei” è il Dop di cui si fregia la provincia di Ragusa riconosciuto in base al regolamento Cee

L’ulivo insieme al fico evoca immediatamente l’immagine della Sicilia.
All’ulivo i greci di Sicilia tributavano tanta importanza che sradicare anche solo un albero comportava la pena dell’esilio. Con la stessa cura ed attenzione ancora oggi in Sicilia si coltiva quest’albero per produrre prezioso olio di qualità. Secondo un dato statistico sono 157 mila gli ettari coltivati  in Sicilia, per 22 milioni di alberi all’incirca. Da molti di questi alberi si ricavano oli extravergine che hanno meritato il titolo di Dop.

In provincia di Ragusa sono circa quattordici mila le aziende con coltivazione di olio secondo il quinto censimento generale dell’agricoltura fatto dall’Istat nel 2000, per una superficie di circa ottomilaquattrocento ettari.
Il “Monti iblei” è il Dop di cui si fregia  la provincia di Ragusa riconosciuto in base al regolamento Cee. Si tratta di un olio di colore verde, fruttato medio, con sensazione erbacea.
La zona di  coltivazione delle olive destinate alla produzione dell’olio di oliva extravergine , Monti Iblei, riguarda quasi tutti i comuni della provincia di Ragusa ma in modo particolare il Comune di Chiaramonte Gulfi e Frigintini, frazione di Modica.
Le condizioni ambientali e di coltura degli oliveti, destinati alla produzione dell’olio extravergine di oliva, devono essere quelle tradizionali e caratteristiche della zona così da dare alle olive e all’olio derivato le specifiche caratteristiche qualitative. Sono idonei unicamente gli oliveti situati ad un’altitudine compresa tra 80 e 700 metri sul livello del mare che ricadono nell’area delle produzioni delle valli, dette cave, che si alternano agli altipiani del massiccio dei Monti Iblei, i cui terreni sono di origine calcarea, risalente al Miocene.
Ed è proprio qui nell’estremo lembo della Sicilia sud orientale che esiste una valle particolare, da sempre culla di scienza, arti e letteratura, crogiolo di genti e popoli lontani e crocevia di grandi civiltà. E’ la valle dell’Irminio territorio di straordinaria bellezza e varietà di colori, profumi e sapori impareggiabili. E’ in questi luoghi, dove la vita scorre come una volta , con i giusti tempi, e dove nel rispetto della tradizione si guarda al futuro, che si coltiva l’ulivo. Qui l’olivicoltura  ha origini antichissime favorita dall’interazione di fattori climatici e podologici unici ed introvabili altrove.

Noi partendo da questi particolari luoghi , ove è prodotto il prezioso olio extra vergine ibleo, proponiamo un particolare itinerario che partendo dall’altopiano ibleo di San Giacomo (frazione di Ragusa), passi per Frigintini (frazione di Modica) per giungere prima a Giarratana , poi a Monterosso Almo e quindi a Chiaramonte Gulfi, ricca di un passato greco romano (l’antica Akrillae), ove è possibile ammirare il Museo dell’olio, straordinaria ricostruzione di interni e tecniche con pezzi dal 1600 al secondo dopoguerra, che non ha eguali nel resto d’Italia.

Durata del viaggio tre giorni con pernottamento a Modica inclusa visita al centro storico, con escursioni a San Giacomo Bello Cozzo, Frigintini, Giarratana,  Monterosso Almo e Chiaramonte Gulfi

La frazione di San Giacomo Torre (Bello Cozzo) appartiene al comune di Ragusa, dista 14,60 chilometri dal medesimo comune  cui essa appartiene.
Ad un chilometro della frazione si incontra la fattoria Musso, notevole masseria del feudo di San Giacomo costruita nel 1787. La massiccia costruzione, oggi alquanto manomessa, mostra la possanza delle sue murature che prive di finestre ostentano merlature sulla parte alta dei suoi prospetti. La costruzione gode di una grande visibilità delle aree dell’ ex feudo dal quale si gode la campagna circostante con tantissimi uliveti. Da visitare all’interno la chiesetta costruita nella seconda metà dell’800 , l’ampio baglio e la casa padronale ,architettura spontanea, costruita con pietra da taglio,( stipiti e archi )  calcare duro (basolati e soglie) e calcare tenero per il resto della muratura.

Poco più avanti si trova Frigintini  popolosa e ridente frazione di Modica. Essa basa la sua economia sull’agricoltura, la coltivazione dell’ulivo, l’allevamento e le attività molitorie. L’abitato si è sviluppato essenzialmente lungo la strada principale, anche se molte abitazioni sono sparse per la campagna, ricca di masserie. Questa campagna è caratterizzata oltre che da un paesaggio naturalistico tipicamente mediterraneo con piante come ulivi, carrubi, mandorli, anche da una serie architettonica di imponenti costruzioni realizzate nel secolo scorso.. Esse sono somiglianti nel complesso a piccoli castelli, il cui nome è preceduto dall’appellativo “torre” per via dei “merli” che sovrastano la sommità delle costruzioni. Da vedere in particolare la Torre Trigona una suggestiva residenza padronale in una grande masseria con un baglio interno, la guardiola d’accesso, i merli alla ghibellina e i magnifici ambienti interni. Questo complesso era al centro dell’antichissimo feudo dei Landolina, primi proprietari fin dal 1300. Nel 1700 il feudo passa alla famiglia Trigona che ne completa la struttura in modo attuale. L’edificio si conserva in ottime condizioni di stabilità e manutenzione.Nei ristorantini, molto diffusi nel territorio, si possono gustare i più saporiti piatti della cucina tipica modicana: pane di casa condito, focacce, arancini, vari tipi di carne arrosto,formaggi, legumi e primi piatti. Nei dintorni di Frigintini vi sono delle cave da cui si estrae la pietra che viene lavorata da abili scalpellini.
Procedendo si raggiunge il più piccolo comune della provincia di Ragusa :Giarratana. Il vecchio sito che si trovava in località Terravecchia, interamente distrutto nel 1693, fu abbandonato al momento della ricostruzione settecentesca per edificare il nuovo nucleo urbano sulla dorsale di una montagna. La sua economia quasi esclusivamente agricola è caratterizzata oltre che per la produzione delle olive, dalle cipolle, di dimensioni e sapore particolare, che rappresentano la peculiarità di Giarratana. L’importanza artistica di questo comune ibleo è dovuta soprattutto alle sue chiese S. Bartolomeo Apostolo, Santo Antonio Abate e la Chiesa Madre. Sono questi edifici, che con la loro mole, dominano e si elevano al di sopra del nucleo urbano. Magnifiche vedute e ampi panorami si possono ammirare dai campanili della chiesa di S. Antonio costruita quasi sulla sommità della collina. Lungo il corso principale sono degni di menzione antichi palazzi , le stradine lastricate con basole di calcare duro e le caratteristiche case che sono rimaste inalterate nel tempo. La cittadina dispone anche di un bel giardino alla periferia dell’abitato. Nell’ambito dell’agosto giarratanese è stata indetta la sagra della cipolla.
A poca distanza da Giarratana incontriamo Monterosso Almo ubicato su un altopiano a circa 700 metri sul livello del mare. La cittadina, ad economia prettamente agricola, è strutturata in due grandi quartieri: uno all’apice della collina in una zona quasi pianeggiante, l’altro aggrappato al declivio. Le sue origini si fanno risalire al periodo siculo, con insediamenti successivi nei tempi fino all’attuale configurazione urbana. Le caratteristiche stradine, qualcuna conserva ancora gli archi medioevali, delimitate dalle case costruite con la bianca pietra locale, rappresentano una delle attrattive turistiche del paesino. Sono da visitare la Chiesa di San Giovanni Battista costruita nel 1750 ad opera del Sinatra, discepolo di Gagliardi, la Chiesa Madre ove si trova un crocifisso ligneo del XV secolo e una acquasantiera del  XII secolo e la Chiesa di S. Antonio. Tra le costruzioni civili sono di particolare pregio architettonico, Palazzo Cocuzza e Palazzo Zacco.

Nel  territorio di Monterosso Almo sono stati rinvenuti la necropoli di Calaforno e l’abitato di Monte Cassia a 738 metri di altitudine. Una passeggiata per i vicoli e le strette stradine permette di assaporare  visioni e sensazioni di vita semplice che altrove sono irrimediabilmente scomparse.
Attraversando la zona montana  si arriva a Chiaramonte Gulfi.  Ogni terra ha un profumo ed un sapore inconfondibili: non sarebbe immaginabile Chiaramente Gulfi senza il suo prezioso olio di oliva e senza la sua straordinaria gastronomia. L’olio  Dop di oliva chiaramontano è così buono nel sapore come pregevole nella composizione: tra le meno acide e con il  minor numero di perossidi in assoluto. Il visitatore che va a Chiaramonte non gusta solo il sapore della sua rinomata gastronomia, non apprezza solo l’antico abitato medievale , distrutto dal terremoto del 1693 e ricostruito sull’antico tracciato attorno all’antica porta ovest delle mura, ma gode anche delle magnifiche testimonianze barocche, architettoniche e artistiche, della Chiesa Madre e di Palazzo Montesano, della Chiesa di San Giuseppe e della Chiesa di Santa Maria del Gesù. Respira gli aromi balsamici dei boschi di pino, di cipresso e di eucalipto che si aprono dall’alto come un abbraccio dolce e protettivo sulla città.
A Chiaramonte si trovano la Pinacoteca De Vita, dedicati alla pittura del grande maestro chiaramontano e parecchi musei. Da visitare il Museo Ornitologico con più di 500 esemplari di avifauna locale e nazionale, perfettamente conservati e catalogati, il Museo di Cimeli storico-militari della I e II guerra mondiale, con oltre 900 elementi, dalle armi al vestiario alle suppellettili.
La città, in memoria del suo grande concittadino Serafino Amabile Guastella “il barone dei villani” (1819-1899) docente

dopo il 1867 presso l’Istituto tecnico “Archimede” di Modica e autore del libro “La parità e le storie morali dei nostri villani” ripubblicato negli anni ’70 con l’introduzione di Italo Calvino, ha costituito presso il Palazzo Montesano il Centro Culturale Polivalente.
Ma è attorno all’ulivo che si è sviluppata la storia di questa ridente cittadina, dove mani pazienti hanno tramandato da padre in figlio le tecniche di coltivazione dando vita a rigogliosi oliveti secolari accuditi e curati con sistemi e metodi naturali. Il graduale perfezionamento di tecniche di lavorazione ha migliorato i livelli qualitativi della produzione olearia che ruota attorno a una decina di frantoi. Accanto ai produttori di extravergine d’oliva a Chiaramonte Gulfi sono cresciute aziende che producono e commercializzano olive da mensa, conserve sott’olio e sapone a base di olio. L’olivicoltura non ha soltanto portato alla produzione di una alimento di altissima qualità ma ha dato vita anche ad un vero percorso culturale che si sviluppa attorno ad una serie di iniziative che hanno come punto di riferimento l’importante alimento. In occasione di queste manifestazioni vengono riproposti gesti, usanze, odori e sapori con degustazioni di ricercatissime
prelibatezze caserecce a base di olio. I percorsi culturali che ruotano attorno al fragrante nettare verde, si concludono tra le stanze di un bellissimo Museo dell’olio in cui si possono osservare le antiche attrezzature per l’estrazione e la conservazione.
All’interno del Museo, allestito nel 1997, sono custoditi e possono essere ammirati, giare del XVI secolo , presse olearie che vanno dal XVI al XX secolo, utensili agricoli, quartare, corbelle d’epoca, panieri, il “cafiso” in ferro e tanti altri suppellettili vari ed oggetti di manifattura popolare che attestano la presenza dell’olio nei secoli, per i diversi usi. E’ in questi spazi che il visitatore compie un percorso a ritroso nel tempo per un’avvincente immersione nell’atmosfera dell’antico mondo contadino.

 

 
 
   
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